Zamparo, il sogno San Siro e la sua storia con la Reggiana: “Qui sono a casa”
Entriamo nel mondo di Luca Zamparo classe ’94 in forza alla Reggiana. Il centravanti nato a Latisana nel Friuli, ha raccontato il suo percorso da calciatore, la sua passione per l’Inter e quell’amore cominciato cinque anni fa per la Reggiana.
Nell’ultima giornata di campionato la sua squadra ha pareggiato per 2-2 sul campo del Pontedera, una gara che Zamparo ha definito “complicata, su un campo in cui non tante squadre hanno portato a casa punti. Probabilmente sono stati due punti buttati via poiché potevamo essere più cinici sotto porta. Considerando però che siamo andati in svantaggio 2 volte, alla fine siamo stati anche bravi a recuperarla. Il punto ottenuto ieri ci permette di essere da soli al primo posto. La mia doppietta ha portato punti e quindi sono contento per aver aiutato la squadra a non perdere”, ha spiegato ai microfoni de lacasadic.com.
Il rapporto con i tifosi e una curiosità sullo stadio della Reggiana
Giocare davanti al pubblico del Mapei Stadium, tinto di granata, è sempre un’emozione, Zamparo lo sa bene: “In realtà a Reggio preferiamo chiamarlo Città del Tricolore. È stato costruito dai reggiani e poi lo ha acquistato il Sassuolo per questo qui preferiscono non sentire il nome Mapei. Comunque, giocare nella Città del Tricolore, è un’emozione pazzesca, uno degli stadi più belli della serie C, i tifosi sono sempre calorosissimi e ci fanno sentire il loro affetto”.
E a proposito del loro supporto ha proseguito: “Sono l’arma in più in ogni partita sia in casa che in trasferta. È stato un peccato non averli con noi nella festa playoff della promozione in serie B”.
L’allenatore Diana, e il feeling con i compagni di reparto
Zamparo ha conosciuto quest’anno Aimo Diana e con l’allenatore da subito è nato un rapporto fatto di stima e rispetto reciproco: “Si vede che ha giocato a calcio, non solo per il suo livello tecnico e tattico, ma anche per come gestisce il gruppo. Dà la giusta confidenza senza esagerare riuscendo a mantenere il distacco giusto e questo sta facendo la differenza. Il suo lavoro è essenziale per la nostra crescita, non a caso tanti punti sono arrivati dalla panchina. In questa squadra ci sentiamo tutti importanti.”
Restando all’interno dello spogliatoio, anche il feeling con i compagni è nato presto: “Un partner ideale non c’è, mi trovo bene con tutti, ogni mio compagno ha caratteristiche diverse, ad esempio Lanini è veloce e con lui puoi giocare in maniera opposta – ha spiegato Zamparo -. Quando gioco con Rosafio e Neglia so che loro preferiscono cercarmi con l’imbucata, mentre Scappini e Sorrentino ti permettono di svariare più per il campo. Riesco a adattarmi a qualsiasi partner in attacco in base all’esigenze della squadra. Se dovessi scegliere però preferirei giocare a due punte o con una sotto punta”.
“L’uomo in più della Reggiana”, Zamparo e il rapporto con Luca Cigarini
La Reggiana è una squadra che punta in alto e per raggiungere certi obiettivi c’è bisogno anche di uomini di esperienza come Cigarini: “Luca è il mio vicino di spogliatoio e stiamo iniziando a legare, abbiamo un bel rapporto – ha raccontato ancora Zamparo -. E’ un giocatore devastante, con lui abbiamo aggiunto una grandissima qualità, quando tocca palla detta i tempi in maniera perfetta, è fondamentale soprattutto per noi che di solito gestiamo la partita. È arrivato in punta di piedi, nonostante le sue quasi 400 presenze in A, è un calciatore di un’umiltà unica, un esempio da seguire per tutti noi”
Da Ronaldo il fenomeno a Benzema e Dzeko: “Ecco in chi mi rispecchio”
Facciamo ora un passo indietro. Andiamo a scovare nei ricordi di Zamparo, tra gli idoli di quando era bambino e gli esempi a cui si ispira adesso. “Inizialmente da piccolo facevo il centrocampista, poi sono passato a fare l’attaccante circa dagli esordienti. I miei primi ricordi calcistici risalgono ai mondiali del 2002, con Ronaldo il fenomeno che era il mio idolo poi, da interista amavo Milito, me lo sono gustato nel periodo del triplete. Crescendo ho guardato altri calciatori che potevano somigliarmi di più, ad esempio Pavoletti e Belotti, ragazzi che come me giocano a tutto campo. Adesso mi piacciono particolarmente Benzema e Dzeko, attaccanti che portano il 9 sulle spalle ma possono fare tranquillamente anche i numeri 10 o 11.”
Il viaggio dalla D alla B con la Reggiana nel proprio destino
Reggio è stata per Zamparo la piazza della svolta, infatti non solo ha contribuito alla scalata verso la serie B ma, con la maglia granata, ha collezionato in 4 anni 77 presenze dalla D alla B e 35 gol: “Non credo ci sia un motivo in particolare per cui a Reggio sto dando il meglio di me, sono certo che in questo mio percorso ha contribuito il fatto che mi sia subito trovato bene e che mi sono sempre sentito come a casa. La Reggiana, è la squadra a cui mi sento più legato, con cui ho giocato più tempo e con cui gioco ancora, sto bene qui e spero di poter vincere il campionato quest’anno con questa maglia. La parentesi in serie B, è stata molto sfortunata mi è mancato solo il gol, un po’ per errori miei sotto porta, un po’ per sfortuna. Ho preso 3 pali e alla terza giornata non mi hanno dato un gol con la palla che era entrata. Potevo tranquillamente finire con 6/7 gol in una stagione negativa per la squadra. Nel valutare un attaccante purtroppo o per fortuna ad oggi contano soprattutto i gol”
Le parentesi di Parma e Rimini, curiosità e retroscena
“La mia esperienza al Rimini è stata particolare, volevo salire di categoria e la Reggiana non era stata ancora ripescata. Volevo giocare in C e avere continuità. Sono stati sei mesi positivi e infatti mi ha richiamato la Reggiana poiché stavo dimostrando di poter stare in Lega Pro.
Quando sono tornato lì ho segnato 7 gol in 8 partite prima del Covid, un’esperienza che mi ha ridato visibilità. Anche con il Parma la situazione è stata particolare. Dopo la stagione in D a Reggio, con la Reggiana non ancora ripescata, mi ha preso il Parma. Tra le due c’è una grande rivalità e sono stato anche un po’ bersagliato dai tifosi granata in quel periodo. Per me era una scelta solo di ambizione. Loro mi hanno girato in prestito al Rimini. Successivamente, con il ripescaggio della Reggiana, sono stato ricontattato da loro e avevo accettato di andare lì in prestito ma il Parma non ha voluto per via della rivalità. Dopo 6 mesi in prestito al Rimini ho chiesto io di tornare alla Reggiana ma il Parma voleva solo cedermi definitivamente, per fortuna loro hanno accettato e hanno acquistato il mio cartellino.”
La promozione con la Reggiana in serie B e il suo sogno nel cassetto
“Per me era un sogno che avevo fin da bambino: giocare dalla Serie B in su; In B ci sono arrivato ma purtroppo ci sono stato solo un anno e ci vorrei riprovare già dall’anno prossimo, tornandoci magari con la Reggiana. È stata un’emozione unica, abbiamo visto i tifosi festeggiare dopo mesi e mesi di assenza, peccato non aver vissuto quei playoff con lo stadio pieno a causa del Covid, sarebbe stato uno spettacolo unico”.
Ma quali sono i nuovi desideri di Zamparo? “I miei sogni sono sempre stati legati al calcio, sin da piccolo ho sempre sognato di giocare a San Siro e non perché io sia tifoso dell’Inter ma perché quello stadio ti dà una spinta in più, è la Scala del calcio”
L’importanza di Dionisi
Pescando ancora nel passato, Zamparo non ha dubbi su chi sia l’allenatore che l’ha fatto crescere di più: “Sicuramente Dionisi, che ora è al Sassuolo. L’ho avuto in Serie D, io ero al mio primo anno, lui al secondo. Mi sentivo all’ultima spiaggia e avevo bisogno di ripartire a circa 21 anni, e lui mi ha aiutato a rilanciarmi.”
Zamparo tra musica, università e il suo ruolo futuro nel calcio
Uscendo un attimo dal campo, Luca Zamparo ci ha raccontato anche i suoi hobby: “Ho iniziato a suonare la chitarra da 2 anni, e adesso mi sono iscritto all’università in Scienze Motorie indirizzo calcio, faccio un po’ fatica perché non sono mai stato uno studioso ma ci provo”. E infine concludiamo questa chiacchierata con un piccolo accenno al futuro: “In che ruolo mi vedo una volta che avrò smesso di giocare a calcio? Mi piacerebbe fare l’allenatore o il direttore sportivo, sicuramente non farei mai il procuratore”.
A cura di Gennaro Zaccaria