Cafu, Nesta, Nedved, Signori. L’elenco dei giocatori lanciati da Zdenek Zeman nel corso della sua carriera da allenatore potrebbe scorrere riempiendo pagine di un libro intero. Il boemo passa e lascia il segno, sempre e comunque. Anche quando il sogno Serie B sfuma nei playoff, come a Foggia, Zeman riesce a costruire un tesoro dal grande valore per chi dopo di lui prenderà le redini della squadra. Insomma, se davvero Zeman potesse racchiudere tutti i giocatori che ha fatto crescere sul campo in un libro, senza dubbio sarebbe un bestseller al comando delle classifiche.
Sguardo fisso, poche parole, sigaretta che non manca mai all’appello. Il tutto accompagnato da una conoscenza più che raffinata del gioco del calcio. Zdenek Zeman non ci mette molto a riconoscere quei giocatori che hanno una marcia in più. È nella sua natura e riuscirci gli viene naturale. Il curriculum parla chiaro: il sistema di gioco del boemo riuscì ad esaltare con i colori giallorossi nel lontano 1998 le qualità di un certo Marco Evangelista de Moraes, per gli appassionati Cafù.
Tuttavia, correre negli anni passati non serve. Zeman infatti ha dimostrato anche nella sua seconda esperienza a Foggia che i giocatori, una volta nelle sue mani, rinascono. Per sostenere la tesi infatti ci sono i numeri di questa stagione di David Merola, uno dei protagonisti assoluti della cavalcata del Foggia verso i playoff. 32 presenze, 11 reti. Durante la stagione “Zemanlandia” ha riacceso le luci e Merola è la dimostrazione del lavoro determinante di Zeman sui giovani. Dopo un girone d’andata giocato tra alti e bassi, dove una sosta lunga due mesi ha lasciato il segno, Merola, cresciuto nelle giovanili dell’Inter, ha stregato il boemo a suon di reti. “U bambinu” di Zeman ha segnato la prima rete nel derby contro la Fidelis Andria per un cammino che è arrivato fino ai playoff di Serie C. Insomma, la temuta corsa nei sacchi durante il ritiro estivo ha dato i suoi frutti.
Il trattamento di Zdenek Zeman però si espande in tutte le zone del rettangolo verde. A dire il vero, ad inizio stagione l’entusiasmo del suo arrivo ha portato una ventata di ottimismo in tutto l’ambiente rossonero, dalla tifoseria fino ai giocatori. Andare nel profondo dei propri ragazzi per riuscire a rintracciare le qualità più nascoste, che spesso si rivelano le più brillanti. Ed è quello che il boemo ha fatto con Davide Petermann, che dopo Cesena ha deciso di sposare la causa del Foggia. Scelta ripagata anche grazie alle sue doti: corsa, qualità e dinamismo, che hanno sin da subito attirato lo sguardo sicuro di Zeman. Il trattamento di Petermann, a fine stagione, non mente: 4 reti e 8 assist ai propri compagni di squadra, statistiche da playoff.
Lo stesso però vale anche per Vincenzo Garofalo. Nella stagione 2020/2021, il centrocampista centrale segnò solamente una rete, lasciando vuota la bacheca dedicata agli assist. Ma esaltare è un termine ben conosciuto dal boemo che ha catturato sin da subito le qualità del giocatore. Al suo occhio nulla sfugge, e così, nel campionato che si è appena concluso, Garofalo ha collezionato 7 reti, considerando anche le due segnate in Coppa Italia, ed un assist.
Infine, la ciliegina sulla torta arriva osservando i numeri dell’attacco rossonero, formato da Curcio, Ferrante e Merola. Ferrante, proprio lui che il boemo lo aveva già conosciuto quando giocava con la maglia della Roma. E proprio come quella volte in cui Zeman convocò il ragazzo in prima squadra giallorossa, ecco che Ferrante, anni dopo, rinasce ancora sotto lo sguardo dell’allenatore. Nelle ultime stagioni non era riuscito a incidere come voleva, questa volta 30 presenze, 13 reti, e playoff raggiunti. Tre delle pedine più importanti in doppia cifra: operazione Zdenek Zeman riuscita. Ancora una volta, per chi avesse dei dubbi.
Dal Foggia allenato in C2 fino al Foggia dei Miracoli guidato da Signori, Rambaudi e Baiano, per arrivare all’avventura del 2010. Dopo aver raggiunto i playoff nell’ultima stagione di Zeman sulla panchina dei rossoneri, ecco un altro addio alla squadra. Finali disegnati da esoneri e dimissioni nella lunga storia che ha legato il boemo alla panchina dello Zaccheria. E così, dopo una stagione in cui il Foggia ha sognato la Serie B, Zeman lascia la panchina. Per la prossima stagione non ci sarà quello sguardo concentrato che si perde nel dettaglio o il fumo della sua sigaretta, ma una cosa è certa: il boemo ha lasciato un’impronta. Per la prova del nove basta attendere il prossimo campionato.
A cura di Jacopo Morelli
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